Uno sguardo sulla battaglia fra sindaci e prefetture

Roma Capitale si oppone. Dopo il decreto del 31 ottobre della prefettura che chiedeva l’annullamento della trascrizione nei registri dello stato civile dei matrimoni celebrati all’estero, il Comune ha presentato ricorso al TAR.

Una battaglia fatta di formalità e scartoffie, senza tregua.
La notifica del ricorso afferma che il sindaco Marino “non ha celebrato l’unione, non ha attribuito diritti né imposto doveri agli interessati, ma si è limitato a conferire pubblicità-notizia ad un evento, giuridicamente rilevante, verificatosi prima (rispetto al 18 ottobre) ed altrove (in altri Stati) nel rispetto dello Statuto di Roma Capitale, che impone il divieto di qualsiasi forma di discriminazione, degli ordinamenti dei Paesi in cui il matrimonio è stato contratto, nonché dalle Carte sovranazionali recepite dal nostro ordinamento”.
In parole più semplici: non vogliamo essere obbligati a discriminare nessuno, arrangiatevi.
Rimane poco chiara la posizione del premier Matteo Renzi che assomiglia al mozzo disorientato nel bel mezzo della tempesta, in più occasioni ha timidamente accennato ad un decreto a favore delle unioni egualitarie, ma dall’altra parte non ha detto nulla sulla simpatica sparata dell’idolo dell’anno 2k14: Angelino Alfano.
L’Italia come un paziente seriamente bipolare, da una parte l’opinione pubblica, i cittadini ed i sindaci che corrono verso il progresso, dall’altra un pugno di persone che si chiude a riccio nella paura e nell’ignoranza. Uno spettacolo pietoso.

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Difendo il diritto di tutti ad amarsi” ha detto il sindaco Marino e come lui da Fano a Napoli, passando per Milano e Bologna i sindaci di tutta la penisola fanno sentire forte la voce del cambiamento.
La prima città è stata proprio Fano nel maggio del 2014 dove il sindaco ha permesso la trascrizione dell’unione di due uomini che avevano celebrato le nozze in Olanda nel lontano 2008. Due persone legalmente sposate che hanno dovuto aspettare per ben 6 anni prima che il nostro stato riconoscesse formalmente la loro unione. Sembra assurdo, sembra un film di Hitchcock, invece è la pura e semplice realtà.
A giugno il sindaco di Napoli De Magistris ha emanato una direttiva per permettere la registrazione delle nozze contratte all’estero tra persone dello stesso sesso.

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E poi ancora Udine, Livorno, Pistoia, Empoli e Reggio Emilia.
A Milano il 9 ottobre Giuliano Pisapia ha trascritto 9 matrimoni e anche a Bologna Virginio Merola si oppone ad Alfano con un eroico “Io non obbedisco”.
Il caso più famoso rimane sicuramente quello di Roma, dove il sindaco ha celebrato con gioia l’atto di registrazione delle unioni, in una vera e propria festa, fra foto, sorrisi e baci commossi e dove si continua a contestare la validità del decreto impugnato dalla prefettura. Schierati al fianco del comune Rotelli e Sangalli di Rete Lenford che con una diffida fanno cortesemente notare come l’atto delle prefetture sia un leggerissimo abuso di potere.

Così siamo ancora qui, a fare il gioco delle belle statuine mentre il mondo va avanti, cadono i pregiudizi e in ogni angolo dell’Occidente il matrimonio tra persone dello stesso sesso non è più una lontana utopia, ma una sicura realtà. Siamo ancora qua a chiederci quando il nostro paese sarà capace di garantire a tutti gli stessi diritti. Poi se in Europa ci prendono sempre in giro, come se fossimo gli alunni ripetenti della classe, non ci dobbiamo stupire più di tanto. (fm)

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