I New York Giants contro l’omofobia nello sport

La NFL è la maggiore Lega Calcistica Nordamericana, composta da ben 32 squadre. Una di queste, ovvero i Giants, ha prodotto un video di trenta secondi intitolato “You Can Play” (che significa “sai/puoi giocare”) per ribadire che un atleta può essere giudicato solo per le sue doti sportive e null’altro.

Ovviamente questa scelta non è casuale: il video esce infatti il giorno prima dell’incontro in campo dei Giants con i Dallas Cowboys, squadra dalla quale è stato escluso Michael Sam. Il giocatore ha fatto parte della squadra per breve tempo, allenandosi con essa ma senza aver mai giocato durante la stagione in quanto ne è stato escluso prima che iniziasse. La motivazione ufficiale di questa esclusione è stata la scarsa velocità di Sam nella corsa. Motivazione molto dubbia e poco riscontrabile, e che arriva successivamente al coming out del giocatore, il quale si è dunque sentito giudicato e discriminato per il proprio orientamento sessuale e non per le sue doti sportive.

Ecco dunque che i Giants – in forma di solidarietà con Sam e di ammonimento verso i Dallas Cowboys e qualsiasi squadra discriminante–  producono questo video per la campagna lanciata già da tempo dal progetto You Can Play, avvalendosi della presenza di grandi giocatori, i quali dicono che “se sai calciare sai calciare”, “se sai ricevere sai ricevere” è così via fino all’ultima frase: “se sai giocare sai giocare”. Chi gioca dovrebbe infatti essere valutato solo per questa caratteristica: ciò che fa nella sua vita privata e più nello specifico nella sua vita sessuale, è affar suo, e in nessun modo dovrebbe influire con le sue possibilità lavorative e/o di svago.

Ci sarebbero altrimenti altri centinaia di parametri da valutare per ogni persona prima di ammetterla o escluderla da un contesto. Perché il parametro dell’orientamento sessuale è così preponderante nella società? Perché conoscere il sesso della persona con cui si va a letto o con cui si decide di condividere la vita ha un tale peso sulla nostra integrità morale e pubblica? Semmai, viste le mille difficoltà dell’essere gay nella società, bisognerebbe dare un premio a chi continua a rimanere se stesso benché omosessuale. E un doppio premio a chi ha il coraggio di dichiararlo, di costruire una famiglia e di viversela come ogni altro essere umano. Se proprio dovessimo giudicare le persone per la loro vita privata, dovremmo farlo per motivi molto più importanti e che influiscono davvero negativamente sul mondo e non solo su qualche coscienza cieca. Chi ha una macchina che inquina, chi spreca il cibo, chi maltratta gli animali, chi è razzista, chi deride gli anziani, chi fa bullismo. Questi e tanti altri sono i parametri sui quali soffermarsi a riflettere per capire che persona abbiamo davanti. E in questi casi la nostra coscienza dovrebbe davvero interrogarsi.

I protagonisti delle varie professioni che incontriamo ogni giorno non sono di certo persone perfette, ma nessuno si sognerebbe di boicottare un parrucchiere perché non fa la raccolta differenziata o un benzinaio perché non porta il suo cane a spasso quanto dovrebbe ma lo lascia chiuso in casa. “Se il parrucchiere è bravo è bravo”, e “Se il benzinaio è economico è economico”. E se si è gay, non si sta né inquinando il pianeta né provocando sofferenza ad un animale, ma semmai tanta gioia a un’altra persona! E dunque, “se sai giocare gioca”!

L’unico appunto “negativo” che è stato rivolto al video è che in esso non compare nemmeno una volta la parola “gay”, o “omofobia”, o “LGBT”, e questo fa sì che chi non conosce la vicenda di Michael Sam coi Dallas Cowboys non colga il senso profondo e originale dell’appello. Ma resta pur sempre un no alle discriminazioni. Sta a noi farlo valere in qualsiasi contesto.

32 anni, infermiera. Amo viaggiare,scrivere e leggere. Adoro Stefano Benni e il cioccolato, e sul comodino ho sempre almeno uno dei due. Ho due pesci rossi: Cacio e Pepe. Vola solo chi osa farlo.

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