Il decalogo contro la “teoria di gender”
Che la cultura cattolica avesse una predilizione per i decaloghi di regole lo si sapeva da parecchio tempo. Peraltro molti dei comandamenti sono da ritenersi validi per tutti gli uomini indipendentemente da questioni di fede. Come per esempio “non uccidere” o “non dare falsa testimonianza”… Molto più recente è un altro decalogo
apparso il 14 novembre sulla testata Famiglia Cristiana (questa volta però, a differenza dei 10 comandamenti, il copyright non è di Dio ma dell’altrettanto autorevole Forum delle associazioni familiari dell’Umbria). Non si tratta esattamente di regole, piuttosto di dieci consigli che vengono dati ai genitori per evitare un enorme pericolo per i loro figli. Quale? Che nelle scuole italiane venga insegnata la “teoria di gender”. Ora se vi state chiedendo cosa sia, lo capisco e in fondo siete giustificati dal fatto che non esista una “teoria di gender”. Per chiarirci le idee il progetto “a difesa della liberta d’educazione” si propone di contrastare qualsiasi attività o insegnamento che possa far sì che gli alunni abbiano a che vedere col concetto di gender. In altre parole che possano farsi la pericolosa idea che vivere spontaneamente e liberamente la propria e altrui sessualità e affettività sia un loro diritto.
Quindi viene suggerito ai genitori di controllare tutti i piani educativi del loro istituto alla ricerca di ogni agguato degli adepti del gender: “le parole chiave a cui prestare attenzione sono: educazione all’affettività, educazione sessuale, omofobia, superamento degli stereotipi, relazione tra i generi o cose simili, tutti nomi sotto i quali spesso si nasconde l’indottrinamento del gender”. Evidentemente nell’idea di chi ha redatto il decalogo le parole chiave indicano argomenti da evitare assolutamente nell’insegnamento e del tutto prescindibili nell’educazione di un essere umano. Preferirei non soffermarmi sui suggerimenti che vengono dati per ostacolare gli eventuali progetti formativi di gender, basati sulla vecchia, sana teoria dell’intimidazione. Dobrebbe bastare un piccolo esempio: “nel caso in cui la scuola rifiuti di ascoltare ogni vostra richiesta, inviate una raccomandata al dirigente scolastico e per conoscenza al dirigente provinciale in cui chiedete che l’iniziativa sia immediatamente sospesa… (segue). È evidente la gravità di un tale atteggiamento, ma probabilmente la reazione migliore suggerisce anche di poterne ridere. A questo proposito vi consiglio di andare qui.