Il regalo più grande

Erica Maison è madre di cinque figli e vive a Detroit. Mentre le altre madri pensano a quale libro o a quale videogioco regalare ai propri figli, Erica pensa a come poter donare a sua figlia Corey il regalo più grande, quello che brama da anni: la propria identità.

In Corey, fin da piccolo, era presente una forte componente femminile. Se da un lato nutriva le passioni considerate per consuetudine maschili come andare sullo skateboard o giocare ai videogiochi di guerra, allo stesso tempo adorava anche indossare abiti da donna, i tacchi, e truccarsi. Osservandolo collezionare make up, sua madre pensava fosse gay ma l’unica cosa che le importava era il benessere di suo figlio, aldilà delle sue future scelte sessuali. Mentre la parte maschile di Corey gli faceva da corazza nel mondo esterno, tra le mura di casa egli poteva lasciare libera la sua parte più preponderante: quella femminile. Una parte troppo importante e ingombrante per essere contenuta tra quattro mura. Una parte così intima e fondamentale da iniziare a trapelare dalle fessure dei suoi atteggiamenti fin dalle scuole elementari, suscitando nei suoi compagni reazioni di bullismo e violenza tali da far decidere a Erica di far proseguire a Corey gli studi da casa. Questo non costituiva una lezione di arresa alla violenza e nemmeno una via di fuga, ma semplicemente  era l’unico modo che Erica conosceva per proteggere suo figlio almeno da quella parte di dolore che gli arrivava dall’esterno. All’età di undici anni, il bambino vide con sua madre un video su YouTube, fatto da Jazz Jannings, giovanissima attivista transgender. E improvvisamente tutto fu chiaro: “Mamma sono come lei. Sono una ragazza!“.
Una consapevolezza che prese forma nel momento in cui Corey vide materializzarsi in quel video tutto ciò che sentiva dentro ma a cui non riusciva a dare un nome. Finalmente aveva trovato se stessa, e per nulla al mondo intendeva rinunciarvi. Nonostante le sembianze ancora maschili, iniziò ad indossare abiti femminili anche in pubblico, attirando l’attenzione di chi le scattava divertito una fotografia. Sua madre le consigliò di rispondere a tale gesto mettendosi in posa e sorridendo e così fece Corey, dimostrando agli altri ma soprattutto a se stessa che nulla è più importante di sentirsi nei panni giusti.

Corey iniziò il suo processo di transizione sotto le cure e l’assistenza di un terapista di Chicago specializzato in bambini transgender, a cinque ore di strada da casa. Un viaggio fisico e morale che, dice Erica, cambiò per sempre le loro vite.

Dopo pochi mesi a Corey venne installato un innesto per trattenere la pubertà e prevenire la disforia di genere (ovvero “una disarmonia tra il proprio sé corporeo è quello psichico, dove il soggetto rifiuta il proprio corpo creando una scissione dalla quale possono derivare tutta una serie di anomalie”). Un innesto dal costo di 21.000 dollari per cui la madre era disposta a combattere battaglie di raccolta fondi, lettere e chiamate, ma fortunatamente non ce ne fu bisogno poiché la loro assicurazione coprì interamente l’importo. Il terapista stabilì che Corey avrebbe potuto cominciare la terapia ormonale nell’agosto 2015, all’età di 14 anni. Iniziarono così per Corey due anni di attesa, dopo i quali, finalmente, arrivò la telefonata dalla farmacia nella quale gli estrogeni erano pronti per essere ritirati.

Erica, con lacrime fatte di emozioni, corre a prenderli e mette la confezione in un sacchetto dietro a un cuscino del divano, sul quale fa sedere Corey. Accende la telecamera e fa trovare a Corey il pacchetto, filmando la sua reazione mentre scopre che, finalmente, è arrivato il momento che dà concretamente il via al processo che le cambierà la vita: la riappropriazione del suo corpo.

Indipendentemente dall’opinione personale che ciascuno può avere leggendo questa storia, indipendentemente dai mille diversi modi in cui una famiglia potrebbe gestire una situazione tanto delicata quanto singolare, indipendentemente da tutto, ogni polemica e opinione personale dovrebbero spegnersi guardando il video che testimonia la reazione di Corey. Quella che ha l’aspetto di una bellissima ragazza, e che dalla nascita si sente ed è tale, legge sorridendo il contenuto della scatolina che ha tra le mani e, appena colto ciò che contiene, cambia espressione. Senza attendere un solo istante la appoggia e scoppia a piangere allungando le braccia attorno al collo di sua madre, che le ha appena permesso di nascere per la seconda volta. La vita non la si dona solo al momento del concepimento o della nascita, la vita la si dona ogni volta che si fa sentire viva una persona, ogni volta che la felicità – quella vera – è talmente grande da mettere il respiro in secondo piano, talmente piena da farti dimenticare di aver bisogno di un cuore e di due polmoni. Talmente intensa da non avere parole, ma solo il volto che Corey ha in questo video.


Erica non aveva mai vissuto l’esperienza di un figlio transgender, magari non ne aveva nemmeno mai sentito parlare. Non aveva libretti di istruzioni, e sicuramente non ne immaginava un futuro roseo guardando la sua parte interna e quella esterna fare a pugni. E durante il delicatissimo viaggio che stanno intraprendendo, nessuno darà loro certezze, nessuno può assicurar loro che andrà tutto bene e che Corey sarà felice per il resto della vita. Per intraprendere questo viaggio ci vogliono solo due cose: amore e coraggio. Amore verso se stessi e verso chi ci circonda, e coraggio per far sì che questo amore trionfi e vinca sopra ad ognuno degli innumerevoli ostacoli che incontrerà sul suo cammino. Ostacoli che possono far inciampare o far imparare a saltare alto. Corey ha deciso di volare.
Erica ha caricato questo video su You Tube e su Facebook consapevole dell’importanza di condividere un’avventura rara ma esistente, e che può dare tanta emozione ma anche tanto coraggio a chi si sente solo (ma non lo è) in questo viaggio.

32 anni, infermiera. Amo viaggiare,scrivere e leggere. Adoro Stefano Benni e il cioccolato, e sul comodino ho sempre almeno uno dei due. Ho due pesci rossi: Cacio e Pepe. Vola solo chi osa farlo.

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