Ogni cosa è da lei illuminata

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Conobbi la mia Ena Bernstain all’ultimo anno di liceo. Ero a una specie di assemblea durante la quale, tra l’altro, avrei dovuto parlare di non ricordo più che cosa. Sedevo a metà della stanza e riordinavo il mio plico di fogli quando un rumore di passi mi spinse a voltarmi verso la porta e la mia Ena Bernstain era lì, appoggiata con le spalle al muro a parlare piano con qualcuno. Fu come se a un certo punto i miei organi interni avessero deciso di fare quello che gli pareva. Mi sono ritrovata con il cuore in un gomito, lo stomaco in gola e il cervello in un ginocchio, non ci capivo più niente.
Inutile dire che feci schifo, non ricordo assolutamente di cosa parlai; ho in mente solo lo sguardo un po’ stupito della moderatrice che probabilmente si stava chiedendo se non fossi scappata da qualche ospedale psichiatrico della zona. Finita l’assemblea raccolsi tutto il coraggio che avevo e dopo essermi stampata in viso un’espressione stoica da fare invidia anche a Zenone in persona andai a presentarmi.
Ovviamente quella che a mio parere fu una presentazione piena di dignità e distacco qualche tempo giorno me la feci raccontare da lei, ero così arruffata da parere scampata a una guerra nucleare, ne abbiamo riso per moltissimo tempo.

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Annemarie Schwarzenbach con un pelo di astrazione e un attimo di ricercatezza in più ci racconta esattamente questo, l’incontro con una donna affascinante e misteriosa a cui basta un breve sguardo per farti perdere ogni cautela e interesse nei confronti di qualsiasi cosa che non sia lei. Il racconto è davvero breve, solo 50 pagine intrise di erotismo e di forza, quella forza che spinge l’innamorato a non mangiare e non dormire al solo pensiero di quella persona, del suo sguardo e delle sue mani.
Tutti noi abbiamo avuto una Ena Bernstein di cui ci siamo innamorati perdutamente, qualcuno che ci ha fatto perdere completamente il senso dell’orientamento – per questo credo che in Ogni Cosa è da lei illuminata ci sia un pezzettino di tutti noi, delle nostre storie.
La scrittura di Annemarie assomiglia moltissimo a quella di Thomas Mann in La Montagna Incantata. Non è una lettura da prendere alla leggera ma qualcosa in cui calarsi totalmente, di cui assorbire il ritmo veloce e concitato.
Un ritmo che può avere solo un amore sconvolgente ed entusiasmante.

settestellesudieci

Francesca Morini è un essere umano di una ventina di anni circa che studia Comunicazione, nel tempo libero legge, disegna e va a caccia di fumetti. Convinta di essere un Tyrannosaurus Rex, a niente è servito spiegarle che sono estinti ormai da millenni.

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