Viaggio nella “Rainbow Republic” di Fabio Canino

Siamo sinceri: quale ragazzo gay non vorrebbe vivere in una nazione nella quale siano gli omofobi ad essere in minoranza, anzi dove fosse stato loro addirittura vietato di vivere. Dove tutte le sue passioni, persino le piccole manie, nel suo paese motivo di scherno, siano invece imposte per legge?

È un paese come questo che descrive Fabio Canino, attore, scrittore, conduttore e direttore artistico dell’evento finale dei Diversity Media Awards che si terrà il 23 maggio a Milano.
Un giornalista italiano, donnaiolo e amante della bella vita, ma dall’animo buono, è la firma di punta di una celebre rivista di lifestyle. Per questo motivo il reporter, dal nome non casuale di Ulisse Amedei, viene inviato a raccontare la Grecia.

La culla dell’Occidente, in un futuro prossimo che si intreccia col presente, è cambiata completamente: caduta nel baratro del tracollo economico e poi del default, ha trovato un modo particolare di rialzarsi: la Pink Economy, lo sfruttamento della capacità di spesa delle comunità LGBT di tutto il mondo.

Uscita dall’euro, la Grecia si è infatti trasformata in una sorta di “isola arcobaleno”, dove essere gay-friendly è necessario e dove i discriminati hanno trovato un luogo di rifugio.
Amedei, inviato a raccontare questo cambiamento e a intervistarne gli artefici, è il primo a mettere piede nella nuova Grecia da un Italia dove i Family Day continuano a ripetersi, e sa di avere l’occasione di una vita per diventare veramente famoso.

Si troverà catapultato in una Atene allegra e colorata, dove coinvivono felicemente tutte le famiglie, e dove il 28 giugno – anniversario dei moti di Stonewall – è festa nazionale.
Ma anche dove tutte le vie ora portano i nomi di icone gay, tutto è glitterato, ovunque risuonano Cher e Lady Gaga, e la Polizia del Buongusto arresta chiunque vesta pinocchietti e scarpe da tennis.
Con uno stile spigliato, Canino assomma tutti gli stereotipi connessi al mondo gay, maschile e femminile, esasperandoli fino all’autocaricatura divertente e scanzonata.
Queste esagerazioni lo rendono tuttavia un mondo distopico, che mette in evidenza tutte le contraddizioni insite nell’eccesso.

Amedei, pur affascinato da alcuni aspetti, non le perderà di vista nei suoi reportage e, complice l’intervento di una editor omofoba, si troverà a venire rifiutato dalle nuove istituzioni che lo avevano benevolmente accolto, e a dover così lasciare anche il suo nuovo amore, la giovane guida Klohe. Vedendo sfumare tutti i suoi sogni, dovrà fare una scelta: ritornare a casa portando i colori e gli estremi della Grecia, o scoprire che c’è molto di più.

Sfruttando la levità di stile e contenuti, Canino riesce tuttavia ad affrontare tematiche estremamente serie e contingenti, con l’escamotage vincente di offrire uno sguardo dell’Italia da fuori.

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È ancora più evidente, attraverso la lente colorata di “Rainbow Republic”, quanto nella “Repubblica Italo Vaticana” la strada da percorrere verso un paese dove i diritti siano tali per tutti.
Proprio raccontando il mondo LGBT attraverso le sue note di colore – che nella Rainbow Republic prendono la forma di un areoporto a forma di Maria Callas, o della moneta corrente, la Dragma, che porta le effigi di tutte le più celebri drag queen della storia – il romanzo di Canino tra una risata e l’altra prova come l’estensione dei diritti sia un vantaggio per i paesi che la praticano anche in termini di ricchezza e produttività di una nazione, tanto di riuscire a trasformarla in una delle economie globalmente trainanti.
La battaglia per i diritti si fa anche – suggerisce il romanzo – rionoscendo le contraddizioni, dentro e fuori i movimenti arcobaleno, e i pericoli più striscianti. Ad esempio permettere all’occhio esterno di ridurre una comunità alla macchietta di sè, o non riconoscere l’omofobia che spesso si nasconde dietro al progressismo di maniera, un po’ buonista e un po’ radical chic, ma che in realtà continua a considerare ciò che gli è intorno come ostinatamente altro da sè. Non si indulge neanche sul mancato coraggio, al di fuori di isole felici come questa nuova Grecia, di viversi per ciò che si è, come il giovane fotografo Manuel, gay non dichiarato. Anche a lui, come ad Amedei, il viaggio greco servirà ad acquisire consapevolezza di sè, e forza per fare scelte decisive.
Canino scrive soprattutto un inno all’amore, in tutte le sue forme, dalla quale nessuno è escluso e di cui nessuno deve avere paura. Una efficace favola moderna che, se si traessero con intelligenza gli spunti offerti, senza pretesa cattedratica, non sarebbe poi così lontana da diventare una felice realtà

Hai scelto di sfruttare la cifra dell’ironia, permeando la descrizione di questo “nuovo mondo” sugli stereotipi, perché?

Perché credo che l’ironia abbia la forza di smontare qualunque pregiudizio e clichè, ma anche perchè lo stereotipo se descritto perde ogni credibilità.

Hai ambientato il romanzo in Grecia, perché? Che possibilità offre parlare di diritti facendo guardare, da un protagonista italiano, il suo paese da fuori?

Ho scelto la Grecia per il mio grande amore verso quel Paese e poi perchè si dice che tutto sia nato là 😉 parlare di diritti attraverso uno specchio che riflette la realtà può essere molto utile, soprattutto se il personaggio che ne parla come in questo caso è eterosessuale e questi diritti li ha sempre avuti e non ha mai nemmeno pensato a come potrebbe essere la sua vita se qualcuno volesse deciderne il percorso.

Sembri voler far emergere tutte le contraddizioni e le sfaccettature non solo dei movimenti lgbtq, ma anche dei singoli che si professano alleati alla causa, è così?

Sì, è così. Spesso si parla senza cognizione di causa o senza rendersi conto che a volte le parole sono macigni. Ci sono per esempio in tv personaggi che affrontano questi argomenti invitando a parlarne personaggi che non hanno nessuna competenza ma che vogliono solo sputare sentenze elencando bugie su bugie falsità su falsità creando solo maggior confusione su chi ascolta. Serve chiarezza e soprattuto onestà intellettuale

Ti soffermi sui vantaggi pratici che la “Pink economy” può portare: l’allargamento dei diritti è davvero, e come, un vantaggio per tutti? 

Certo, un grande vantaggio per tutti  anche dal punto di vista economico. Ci sono degli studi al riguardo che io cito nel libro secondo i quali nelle città del mondo dove la comunità LGBT è ben inserita e amalgamata nel tessuto sociale la città prospera e cresce anche da un punto di vista economico e questo non per magia ma perchè se io sono tranquillo e sereno nel luogo di lavoro e nella mia comunità in generale, posso contribuire allo sviluppo della stessa senza sprecare energie per  difendermi o nascondere ogni giorno le mie scelte personali.

Nata (nel 1994) e cresciuta in Lombardia suo malgrado, con un'anima di mare di cui il progetto del giornalismo come professione fa parte da che ha memoria. Lettrice vorace, riempitrice di taccuini compulsiva e inguaribile sognatrice, con il cuore diviso il teatro e la musica d'autore. Appassionata attivista per i diritti, perché se non sono di tutti si chiamano privilegi. Nel tempo che le avanza, laureanda in Lettere.

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