Racconti (D)istanti

Racconti (D)istanti è un progetto di storytelling visivo realizzato dalla fotografa Giulia Frigieri in occasione dell’evento New Era di Diversity.

Francesca, 29 anni

Liam è nato il 3 marzo alle 10:10 di mattina. In Emilia Romagna era già emergenza Covid e nessuno poteva venire a trovarmi, il padre era l’unica persona ammessa in ospedale. Il lockdown per me è coinciso con un periodo molto pesante, non potevo uscire neanche per una passeggiata, Liam voleva stare sempre in braccio e non dormiva. Dopo il 18 maggio quando abbiamo iniziato ad uscire lui non era abituato a suoni , ai rumori e alla luce del sole e piangeva ogni volta che andavamo a fare una passeggiata. Mi è pesato molto il fatto di non poter avere nessun aiuto dalla famiglia e dalle ostetriche che non potevano venire a casa. Mi è mancato il calore delle persone care, anche banalmente la possibilità di un abbraccio per tirarmi su di morale.

Racconti Distanti - Sumaya

Sumaya, 22 anni

Lavoro nella comunicazione, scrivo e creo contenuti per alcuni magazine italiani. Quello che è cambiato di più durante la pandemia è stata la libertà di muovermi. Sono per lo più costretta a lavorare in una stanza mentre prima potevo scegliere tra biblioteche, bar e spazi all’aperto. Anche le dinamiche sociali legate (sia lavorative che personali), si sono appiattite. Tutto si è spostato sul digitale e l’interazione avviene solo attraverso uno schermo.. sono un po’ stufa devo dire. Questo tipo di relazioni non potranno mai sostituire quelle reali. Il Ramadan per me non è non è stato cosi diverso a dire il vero… la cosa strana però è sicuramente stata dover pregare sempre in casa e non poter andare in moschea.

Diego & Pietro, 8 anni

I mesi in casa sono stati bui, la cosa più brutta sono state le video lezioni perché non ci si poteva salutare veramente, a volte però potevamo andare in giardino, quello è stato bello. (Diego)

Mi mancano i compagni, mi manca tutto tranne la mensa. (Pietro)

Alex e Salvatore, 27 e 32 anni

Mi sono trasferito da Parma a Modena a casa di Salvatore a metà febbraio prima dell’emergenza covid quindi fortunatamente non abbiamo dovuto passare la quarantena separati. (Alex)
Lavoro come l’informatico e ovviamente a inizio quarantena ho iniziato a lavorare da casa. All’inizio ero contento perché pensavo di riuscire a fare molte più cose in casa… dopo un mese e mezzo però la situazione lavorativa ha iniziato a pesarmi perché rimanere sempre a casa rallentava davvero tutto.
(Salvatore)

Paolo, 63 anni

Sono un insegnante di chitarra classica al conservatorio di Torino. A 19 anni ho iniziato a perdere la vista a per colpa di un glaucoma, sono stato ipovedente per quattro anni e poi a 23 anni ho perso la vista del tutto. All’epoca facevo un lavoro che non mi piaceva, e una volta persa del tutto la vista  ho iniziato a considerarlo come un possibile lavoro dal momento che ero bravo. Nel 1987 c’era pochissimo materiale per leggere la musica in Braille in Italia .. Perciò mi considero un vedente con gli occhi chiusi. Ho una vita pienissima quindi l’arrivo del covid ha sconvolto un po’ tutta la mia routine, per esempio faccio tantissimo sport e ovviamente nel periodo di quarantena non potevo ne fare sport e nemmeno essere accompagnato da nessuno. Ballo anche Tango.. quello chissà quando potrò ricominciare?!

Adriana, 19 anni

Frequento il liceo scientifico, il covid mi ha privato di vari “rituali” del quinto anno delle superiori come la patente, la notte prima degli esami e la festa dei 100 giorni, un giorno di festa per tutti i licei a 100 giorni dalla maturità. Di solito facciamo una battaglia delle uova davanti a scuola e poi andiamo al santuario di San Gabriele per la benedizione delle penne (quelle che useremo usare durante l’esame). La sera tutte le quinte liceo della città festeggiano insieme, anche con i professori! Purtroppo adesso questa tradizione è saltata, e mi dispiace tantissimo. Forse riusciremo a festeggiare i 100 giorni dopo!” L’unica cosa positiva è stata che ho passato tanto tempo con la mia famiglia, cosa che normalmente non riusciamo a fare perchè siamo tutti sempre impegnati.

Vincenzo, 89 anni

È da tre mesi che sono chiuso in casa, per le commissioni esce mia figlia. Ho fatto due passeggiate intorno al palazzo, purtroppo non riesco più a camminare senza il deambulatore e posso camminare poco. Sono fortunato ad abitare al primo piano e ad avere un cortile sotto casa dove posso uscire un po’. Mia figlia ha vissuto con me in questi mesi altrimenti non avrei avuto nessuno in casa ad aiutarmi. Le mie relazioni sono migliorate e grazie alla tecnologia riesco a sentire tutti i miei nipoti che sono 14, tra Genova, l’Inghilterra e Milano. Non mi manca uscire, mi manca la gioventù.. sono sempre stato una persona per bene , mi sono sempre comportato bene, se tornassi indietro ne farei di tutti i colori e di più ancora!

Loredane, 27 anni

Il covid mi ha fregato! Ero già in a pausa lavorativamente parlando. Ero senza lavoro da dicembre ma ho lasciato passare le feste perché non volevo contratti a chiamata o a breve termine. A febbraio ho trovato lavoro in un negozio d’abbigliamento ma dopo una sola settimana è iniziato il lockdown. Vivo a Milano in un appartamento condiviso con altri ragazzi della mia stessa età. La quarantena l’ho passata per di più nella mia stanza. È stato abbastanza triste si, anche non vedere i miei genitori per cosi tanto tempo (forse avevo dato un po’ per scontato il mio rapporto con loro). Mio padre ha iniziato a chiamarmi per il bisogno di sentire la mia voce, ho apprezzato molto questo gesto. Questa situazione mi ha fatto venire voglia di vederli più spesso.

Levi, 17 anni

A marzo avrei dovuto iniziare il percorso ormonale di transizione medica con un endocrinologo (Hormonal Replacement Therapy) ma ovviamente l’avvento del covid e della quarantena ha posticipato tutto. La cosa mi rattrista, certo, ma spero di iniziare il prima possibile. A livello di relazioni non ho sentito i miei amici per tanto tempo, ma quando ci siamo rivisti di persona ho capito che non era cambiato niente!  Anche con la mia ragazza è stata dura, non ci vediamo da febbraio perché lei vive a Venezia. Si sente che non ci vediamo da tanto tempo ma ormai è quasi finita e non appena riaprono le regioni andrò a prenderla per portarla qui!

Veronica,  Matteo e Pietro, 31 e 3 anni 

Entrambi ci siamo trovati a lavorare da casa. Siamo entrambi ingegneri e purtroppo (o per fortuna) non abbiamo mai smesso di lavorare. Pietro vegetava intorno a noi e giocava da solo mentre noi lavoravamo. Siamo fortunati, è un bambino tranquillo. Abbiamo fatto amicizia con una coppia con una bambina della stessa età di Pietro che vive sopra di noi. (Matteo)

Per una mamma è davvero frustrante dover lavorare e vedere il suo bambino a casa senza potergli dedicare del tempo di qualità, certo ce lo siamo goduti sicuramente di più ma questa situazione, in cui non puoi dedicargli del tempo, ti fa sentireun po’ in colpa. Per fortuna passava tanto tempo con la nonna che gli leggeva delle storie su Skype in video chiamata. (Veronica)

Maria Chiara e Elena, 29 e 24 anni

Abbiamo aperto il nostro blog nel 2015 per fare informazione sui diritti delle persone disabili, dopo aver letto diversi blog anglo americani e aver riscontrato una carenza di questo genere di cose in Italia. Dal 2017 aiutiamo nell’organizzazione di una serie di manifestazioni nelle piazze Italiane per il diritto all’assistenza personale chiamate “ Liberi di fare”. Ovviamente il covid ha messo in pausa tutto questo. La cosa più pesante per noi è stata l’impossibilità di avere assistenti personali che sono indispensabili per qualunque cosa facciamo. E qualora fossero stati disponibili sarebbe stato impossibile mantenere una distanza adeguata. Essere disabili e andare incontro ad una pandemia è una cosa che non può non metterci ansia. È sicuramente un momento in cui si palesano ancora di più le disparità sociali. Quando c’è stato il sovraffolamento delle terapie intensive i disabili sapevano che qualora si fosse palesata la necessità di scegliere chi salvare o no loro non sarebbero certo stati i primi della lista.Non possiamo negare che ci sono state situazioni in cui è stata data precedenza ad altre persone… come ci dovremmo sentire?

Camilla, 27 anni

Camilla ha un ritardo cognitivo medio-grave non diagnosticato invalidante al 100 % che la porta non riuscire a leggere né scrivere e ad avere una soglia di attenzione molto labile. Riassumo cosi quello che mi ha detto la mamma di Camilla.

Camilla ha una vita molto attiva, fa atletica 3 volte a settimana (è stata la prima atleta Italiana nella sua categoria, corsa 400 m) frequenta un gruppo scout, il venerdì o il sabato esce con le sua amiche al pub sotto casa e ha da poco iniziato a lavorare in un centro anziani. Tutto questo durante il covid non è stato possibile e Camilla ha sofferto abbastanza la quarantena.

“Cos’hai fatto durante la quarantena Cami?”

“Prendevo il sole in terrazzo e ascoltavo la musica su youtube.”

“Cosa ti è mancato di più”?

“Non vedere papà – i genitori di Camilla sono separati – e la corsa. Non potevo andare a mangiare fuori e mi è mancato fare le passeggiate lunghe”

Navan, 23 anni

Lavoro come mediatrice culturale e alla CGL come attivista per i diritti dei braccianti Sikh nell’agro pontino. Spesso li aiuto con i documenti, i permessi e tutta la burocrazia italiana. Per fortuna durante la quarantena sono riuscita a lavorare e la gente poteva anche scrivermi anche su Whatsapp. Cos’è cambiato? A livello personale io e mio marito avevamo programmato di andare a Bergamo in aprile al tempio sikh più grande d’Italia per una festa Sikh simile al “Holy festival” e non siamo potuti andare, ogni piano che avevamo programmato è stato annullato.

Maria Laura e Lidia, 75 anni

Ho passato più di 80 giorni in casa. Anche più della quarantena dal momento che io sono un soggetto un po’ a rischio. Sono uscita per la prima volta la settimana scorsa (inizio giugno). Non potendo uscire di casa, non potevamo vedere gli amici e mia moglie non poteva vedere sua figlia. Abbiamo creato una situazione incredibile con il nostro condominio e tutti i condomini attorno. Abbiamo preso la questione del canto dai balconi seriamente e circa ogni pomeriggio  per tutta la quarantena ci siamo trovati fuori a cantare, ognuno dal suo balcone. È stato un periodo molto triste per la mia battaglia politica, giugno è il mese del Pride che quest’anno non c’è stato! Inoltre la mia associazione “Gay Project”, che nel suo piccolo organizza tanti eventi culturali e lezioni di yoga  e di teatro gratuiti, si è fermata del tutto. Anche il mio film l’altra metà del cielo non è potuto andare a nessun festival, sono riuscita solo a proiettarlo alla casa internazionale delle donne e al festival di Napoli. (Maria Laura)

Gianni, 43 anni 

Lavoro in un negozio di tessuti, ho una mia linea di papillon fatti a mano che si chiama EVOLUTION, spesso li faccio su commissione per cerimonie, eventi e matrimoni, faccio allestimenti per vetrine di negozi e per locali e discoteche e creo maschere da carnevale e feste. Inoltre faccio parte di uno staff che organizza serate lgbt chiamate Gold power a Modena, Parma e Reggio Emilia … puoi capire anche tu come tutto il mio mondo sia stato messo in pausa dal covid. Mi è rimasto il negozio di tessuti all’ingrosso che è il lavoro meno creativo che ho e quello che mi piace meno!
Questo ha cambiato anche il mio modo di relazionarmi con le persone. Prima ero sempre fuori, spesso a feste oppure in giro a pubblicizzare le nostre serate. Sono abituato a stare sempre con tanta gente. Certo i social mi hanno aiutato un po’: con i ragazzi dello staff abbiamo creato uno show chiamato Grande Bordello che seguiva il format del grande fratello con dirette live da Facebook. Diciamo che non mi sono annoiato!

Giulia Frigieri

Giulia Frigieri è una fotogiornalista e fotografa documentarista Italiana di base a Roma ma spesso tra Nord Africa e Medio Oriente. Identità , nuove generazioni e rappresentazione femminile sono i temi che la fotografa affronta nei suoi lavori.

Lasciando l’Italia all’età di 19 anni, Giulia vive a Londra per diversi anni, dove si laurea presso la Goldsmiths University of London in Antropologia e Media. La sua passione per il ritratto e la narrazione attraverso immagini nasce tra i libri di Antropologia, trasformandosi subito in un pretesto per fotografare amici, la sua vita su una barca da canale e gli innumerevoli viaggi. Dopo un periodo in Marocco , Giulia intraprende un semestre alla Danish School of Media and Journalism ad Aarhus in Danimarca, perfezionandosi nello studio del documentario e l’arte del Visual storytelling. Dal 2018 Giulia lavora come fotografa free-lance e i suoi lavori sono stati pubblicati su diverse testate sia italiane che internazionali quali D la Repubblica, HuckMagazine, Vogue Arabia, de Volkskrant e Vice Arabia, Yle, Io Donna e Donna Moderna.