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“Venero la differenza, l’unicità, il cambiamento. E se i venti della politica e della società tornano a parlare del contrario, la risposta creativa si fa e si deve fare ancora più radicale. La mia, quindi, non è moda ma istigazione”.
Alessandro Michele

Gucci Cyborg

Courtesy of Gucci

Quattro sale operatorie. Un asettico allestimento ospedaliero. Luci livide e fredde. Nell’aria, le note profonde dello “Stabat Mater”. Una modella apre la sfilata. In mano, tiene la riproduzione della sua stessa testa, fedelissima all’originale. Si tratta di un manufatto incredibilmente verosimile, realizzato dallo studio Makinarium con notevole maestria. Sulla stessa passerella, un’altra modella. Ha un occhio in mezzo alla fronte. Poi un modello con due robuste corna di fauno. Un altro, invece, porta in braccio un cucciolo di drago quasi fosse un gattino.

Più che una sfilata, l’Autunno-Inverno 2018-19 di Gucci sembra un set cinematografico.
Dietro agli abiti un’idea forte, quella di Alessandro Michele, direttore creativo del brand, ispirato dal “Manifesto Cyborg” della filosofa femminista Donna Haraway.
Il Cyborg è infatti una creatura paradossale che unisce in se stessa natura e cultura, maschile e femminile, normale e alieno, psiche e materia. Il Cyborg si ribella alle categorie predefinite, incorporando identità multiple in continuo cambiamento.

Il brand fiorentino ha già affrontato in passato il tema della contaminazione tra i generi e quest’anno è andato oltre, presentando un’umanità completamente nuova, libera dalle dicotomie opprimenti all’interno delle quali l’essere umano viene costretto come forma di controllo.
Quello di Alessandro Michele è un “elogio dell’ibrido consapevole”: in quest’epoca capace di infrangere le regole, ciascuno di noi può decidere chi essere e quale orientamento avere, al di fuori delle categorie artificiali che ci vengono continuamente imposte.
Ambientare una sfilata in una corsia d’ospedale significa fare di ognuno “il dottor Frankestein” di se stesso. Proprio come un chirurgo che seziona e ricuce per creare nuova vita, le nostre personalità, uniche e peculiari, derivano da un atto creativo che inventa nuove possibilità, in continuazione.

Gucci Cyborg

Courtesy of Gucci

Alessandro Michele mette in scena la definizione dell’identità più vera e autentica, assolutamente non mediata né imposta ma semplicemente creata perché “la rappresentazione di noi stessi passa per la sala operatoria del nostro cervello attraverso qualcosa di ultra naturale”.

I capi proposti rappresentano perfettamente l’allegoria del “sempre nuovo”: presi da mondi completamente diversi l’uno dall’altro, dal copricapo sikh a quello inuit, dall’abito usato dal padre dello stilista “per lavorare in Alitalia” al vestito della signora borghese, brillano, contaminati dalla diversità che perennemente si trasforma.

 

 

 

Quello presentato da Gucci è un “pluriverso”, dove soggettività e autodeterminazione regnano sovrane e l’istinto non reprimibile verso l’emancipazione ci porta ad essere, semplicemente, ciò che decidiamo di diventare, in   libertà e consapevolezza.

Decidere di diventare ciò che si è, senza definizioni né etichette, all’interno di un possibile futuro fluido, dove la diversità viene privilegiata: questo è ciò che di meglio potremmo desiderare.

All Photos Courtesy of Gucci.

LA SFILATA

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